#esplorazione dell’animo
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pier-carlo-universe · 14 days ago
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"Come ti spiego l'animo di un poeta" di Marco Fabio: Un viaggio nel cuore della poesia
La potenza espressiva di Marco Fabio in un'opera che rivela l'anima del poeta attraverso parole profonde e immagini evocative
La potenza espressiva di Marco Fabio in un’opera che rivela l’anima del poeta attraverso parole profonde e immagini evocative Traduzione anche in lingua rumena di Natasa Silvia Steliana Natasa Silvia Steliana Recensione dettagliata e completa: Come ti spiego l’animo di un poeta di Marco Fabio è una raccolta poetica che va oltre il semplice testo scritto: è un’esperienza sensoriale, una…
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cinquecolonnemagazine · 5 months ago
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La Fanciulla degli ori di Laura Marinaro
Tra maledizioni e leggende La Fanciulla degli ori di Laura Marinaro edito da Mursia è un nuovo caso avvincente che si snoda tra Milano e Altamura. Tra luoghi rinomati per il food e il fashion si consumano due omicidi su cui si trova a indagare Caterina Ferrari, giovane archeologa neo assunta. Una maledizione legata a una scoperta archeologica e un serial killer sono gli ingredienti principali del libro che si arricchisce con una intensa esplorazione dell’animo umano e delle sue ombre più oscure… «Sono una giornalista crime e posso garantirvi che spesso la realtà supera di molto la fantasia. Tuttavia scrivere un giallo per me significa dare spazio alla creazione di personaggi sempre nuovi e sorprendenti e potermi dedicare alla descrizione di luoghi a cui sono affezionata, come in questo caso Milano e Altamura». dichiara l’autrice Caterina Ferrari, giovane archeologa neo assunta come ricercatrice nel nuovo Museo delle Scienze Antropologiche di Milano, nipote di Alina Ferrari, ex colonnello dei Carabinieri, si trasferisce temporaneamente ad Altamura per la vendita di una casa di famiglia nel centro storico. Nella cittadina famosa per il pane, Caterina si trova suo malgrado a fare una sensazionale scoperta archeologica, ma anche a dovere «indagare» su due omicidi legati in qualche modo proprio al museo e all’antica maledizione seguita alla scoperta della Fanciulla degli ori.   Come di consueto, ringraziamo Laura Marinaro per l’intervista che ci ha permesso di scoprire qualcosa in più sul romanzo e sul suo interessantissimo lavoro. La Fanciulla degli ori di Laura Marinaro Salve Laura, lei è una rinomata giornalista che da tanti anni si occupa di crimini e gialli. Quando si è resa conto che era arrivato il momento di scrivere storie mai accadute e inventate? Cos’è che le ha fatto scattare la scintilla? La scintilla è scattata con la storia che mi ha cercato, la storia di un allerta maremoto a Varigotti del 1971 e di un fumetto, poi sono arrivati i personaggi che mi hanno chiesto di dare loro la vita. Sembra strano, ma scrivere un giallo, un romanzo è questo: creare qualcosa che non esiste ed è completamente diverso da riscrivere una storia vera, un true crime o un articolo ovviamente. Nel suo nuovo giallo non ci sono solo omicidi ma anche leggende e antiche maledizioni. E’ la prima volta che inserisce nei suoi romanzi l’elemento della storia antica? Così tanto antica, sì. Nel primo giallo tornavo indietro di 50 anni raccontando persone e luoghi dell’epoca, questa volta la vera storia della scoperta archeologica relativa alla Tomba della Fanciulla degli ori che esiste nel Museo Archeologico di Altamura è stato lo spunto per “ricamare” sopra molto altro… La Fanciulla degli ori si snoda tra Milano e Altamura. C’è un motivo particolare per cui ha scelto queste due città? Milano è la città che ho scelto a 18 anni per studiare, sono laureata in Lettere in Cattolica, e che amo profondamente, la città che mi ha fatto crescere e realizzare un sogno. Altamura è la città culla, che mi ha dato i natali e i primi 18 spensierati anni di vita. Ne sono ancora legata anche perché ho i miei genitori, mia sorella e tanti amici e parenti là. Secondo lei, perché i crimini attirano le persone, a volte quasi in maniera morbosa? Si è fatta un’idea in tanti anni di attività? Non credo sia morbosa l’attrazione, ma naturale in quanto noi tutti siamo per metà fatti di male (potenziale) e quindi noi tutti vogliamo capire perché la storia apparentemente banale di una persona “normale” può trasformarsi in un delitto. È la “banalità” del male ad attirarci e la consapevolezza spesso latente che tutti possiamo uccidere o essere uccisi. Qual è la parte che le piace di più quando scrive un giallo, quella che le da maggiore soddisfazione? La creazione della storia e la descrizione dei personaggi e dei luoghi. Ovviamente anche il racconto dell’indagine è sempre al centro, così come quello dei delitti. Nel primo caso ho scelto la terza persona, mentre nel secondo mi sono misurato con la prima persona, spero piaccia ai lettori.  Read the full article
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chez-mimich · 5 years ago
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HOBBY HORSE, “GOODNIGHT MOON”
Avevo ascoltato gli “Hobby Horse” a Novara Jazz, qualche anno fa e i tre musicisti in varie formazioni, e sinceramente mi aspettavo da questo loro ultimo lavoro, qualcosa di completamente diverso. Ma questa non è affatto una sorpresa negativa. “Goodnight Moon” contiene brani che loro stessi definiscono “ninne-nanne inquietanti”, forse perché composte durante l’ormai famigerato “lockdown”, forse solo per la voglia di frugare, attraverso suoni non consueti, nel profondo dell’animo umano. Suoni sporchi, timbri profondi, ritmi lenti, verrebbe da dire “cime abissali” per citare Alexandr Zinov’ev. Provate ad incominciare l’ascolto da “The Wall” e provate ad immaginare una delle città italiane deserte, magari viste dall’alto attraverso l’occhio elettronico di un drone... Ma potete anche provare a immaginare di esplorare con una torcia elettrica una vecchia cantina, l’effetto sarà sempre lo stesso: quello di una musica che esplora e fa pensare. Possiamo discutere quanto definirla jazz o altro, ma mi sembra una argomentazione risibile. Qui si tratta di fenomenologia del suono, di esplorazione di territori sconosciuti o, comunque, poco frequentati. Un suono che scava nel profondo, nella memoria inconscia di ognuno di noi, perché contiene gli echi del già sentito, dell’appena percepito, del distrattamente immaginato. Sussurri da civiltà sepolte, come nel brano di apertura “Impronte”, descrizioni sonore di luoghi dimenticati da Dio come “In the Valley”, o immagini di una terra desolata che prendono forma in “Elephant Graveyard”. Più pacata e geometricamente ipnotica la magnifica “Kyoto”. Lavoro poco “pensato” e molto “sentito”, immaginato in un modo e realizzato in un altro, da questi tre straordinari musicisti e dalla loro inusuale strumentazione: Stefano Tamborrino al violoncello, pianoforte, synth, voce, trombone, chitarra, drum machine, batteria, glockenspiel, Joe Rehmer al contrabbasso e tastiere, Dan Kinzelman alla tromba, pianoforte, batteria elettronica, clarinetto, clarinetto basso, tastiere, sax e registrazione dei dati. Una magnifica immagine di copertina realizzata da Evan Ross Murphy, completa questo inaspettata “rosa nel deserto” del lockdown.
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pangeanews · 5 years ago
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“Avrei voluto essere Stevenson, al limite Céline, fondamentalmente sono un solitario e ho scritto l’Odissea del nostro tempo”. Dialogo con Gianluca Barbera
Forse è un prestigiatore, di certo ha la tenacia – e il ceffo – di un molosso, un tempo lo definii una specie di Orson Welles. Per mesi si è sotterrato in isolamento senese, nella folgore immaginativa, facendo della sua casa – l’ho capito dopo – il centro del mondo, alcova di navi, base spaziale, castello in aria, tormenta onirica. Ne è emerso, Barbera, come ringiovanito, con Il Viaggio dei Viaggi (Solferino, 2020), romanzo caleidoscopico, uno e multiplo, costruito come una collana di racconti assemblati dall’espediente di una picaresca gita al “Museo dei grandi viaggi di avventura, di esplorazione e di scoperta” sotto la sferza del professor Terranova. Il titolo del libro richiama Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile – di cui assume il carisma fiabesco, il barocco che serve l’improbabile in palmo di mano –, la struttura narrativa pare desunta dal ciclo di film Una notte al museo. Non mi si fraintenda: Barbera è coltissimo – in esergo piazza Roberto Bolaño, il Giorgio Caproni de Il muro della terra, una frase del grande esploratore James Bruce, che scoprì le sorgenti del Nilo e il libro apocrifo di Enoch, trafugato in Etiopia – e proprio per questo vuole farsi leggere, sbriciolando l’alta sapienza in felicità narrativa, rompendo le fila e i luoghi comuni dei palazzinari della letteratura, quelli che credono di essere archistar del libro e guardano allo Strega con invidia celata da petulante polemica. Molto più banalmente, Barbera, in due anni – da Magellano, 2018, in qua – ha rifondato un genere, quello di Salgari e di Jules Verne, che affonda nel Milione di Marco Polo – a cui nel 2019 ha dedicato un romanzo biografico di successo – dando aria nuova all’asfittico, affollato, genericamente ingrigito panorama letterario italico (permettendosi perfino un libro ‘minore’, in odore d’abiura, La leggenda di Jesse James, edito l’anno scorso da Stampa Alternativa). Quanto a questo libro: i racconti sono studiati come un ciclorama ottocentesco, le stanze circolari, illustrate, che davano l’idea di essere nel culmine nudo della Storia, una festa dei sensi e delle meraviglie. Alcuni racconti ho avuto il pregio di vederli dal vivo: tra tutti, forse, prediligo Grand Tour, sul viaggio in Italia di Horace Walpole e Thomas Gray; per chi ha amato Magellano sarà bello scoprire una sorta di spin off, Il grande Oceano Pacifico; devo dire che mi ha folgorato la storia – autentica – dell’esploratore e archeologo italiano Giovanni Battista Belzoni (che appare in Un italiano tra le piramidi) e il modo in cui viene raccontata la disfida tra Umberto Nobile e Roald Amundsen (L’ultimo volo). Barbera, che unisce la baldanza ipnotica dei poemi intorno al fuoco (sfogliatevi Manas, l’epopea dei Kirghisi) al gergo di Jack London, confessa che il suo ‘pezzo’ migliore è Allunaggio – un tempo, se non ricordo male, era L’isola di Robinson, che riorienta la storia di Daniel Defoe – forse perché è l’ultimo che ha scritto. Non ho mai incontrato uno scrittore così proiettato nel futuro come Barbera: oggi vi dirà che il suo libro più bello è questo, Il Viaggio dei Viaggi – di certo è il più elaborato, cercato, vissuto – ma in realtà sta pensando che è il prossimo, quello che ha in mente, che ha appena ipotizzato, il suo capolavoro. È un uomo in moto, che forza il parto dell’alba, un entusiasta, un eterno bambino – scaltro come un cobra e puro come lo smeraldo. Per questo, in fondo, sono ancora qui, a chiacchierare con lui di avventatezze, avventure e altre necessarie amenità. (d.b.)
Sintetizzo. Con Magellano e Marco Polo hai ridato vita al romanzo biografico, virando dalla complessità ‘filosofica’ alla narrazione multiforme. Ora fai ‘esplodere’ gli intenti romanzeschi in un romanzo che ne contiene molteplici. Come nasce Il viaggio dei viaggi?
Dall’intenzione di dare vita a una nuova “Odissea”. Un viaggio mitico attraverso spazio, tempo, abissi dell’animo. Protagonista del romanzo è l’arte di viaggiare, in tutte le sue declinazioni. Potrei sintetizzare così la storia: una scolaresca in visita al museo dei viaggi, si imbatte in un libro che li fa precipitare in una grande avventura nel tempo e nello spazio.
…penso, cioè, alla ‘struttura’ della narrazione, su cui mi pare tu abbia lavorato molto. Non solo per ‘inscatolare’ diversi racconti in una comune cornice narrativa, ma trovando la formula di una scrittura ‘felice’, scattante. Come l’hai ottenuta, quali sono i segreti alchemici del tuo scrivere?
La felicità della scrittura, come la definisci tu, è ottenuta attraverso la rapidità del pensiero e la felicità dello scrivere. O meglio del raccontare. Io sono stregato da chi possiede il dono dell’affabulazione. E quello dell’ironia. Nella scrittura come nella vita mi tengo lontano dagli “agelasti” (neologismo coniato da Rabelais), ossia da coloro che non sanno ridere. Il capitolo sull’allunaggio è, credo, il brano più divertente che abbia scritto.
Ti accusano di essere un narratore ‘d’evasione’: come rispondi?
Hanno ragione. Se attraverso la lettura non si evade, a che serve leggere? Anche un libro di filosofia ci fa evadere da noi stessi, trascendere dal quotidiano. I filosofi hanno concepito universi meravigliosi, superiori a quelli di tanti narratori. Basti pensare alle principali teorie metafisiche e cosmologiche. L’Essere di Parmenide, Platone e l’iperuranio, Aristotele e il primo motore immobile, Leibniz e le monadi, Berkeley e il solipsismo, Hegel e il Dio che pensa sé stesso, Severino e gli Eterni. Mi rendo conto di avere letto le opere dei filosofi come se fossero prodigiose architetture. Immani cattedrali gotiche. Ineguagliabili “città invisibili”.
Nel romanzo per racconti ci porti dall’isola di Robinson alla Luna, dal Polo al Grand Tour settecentesco. Qual è stato l’istante narrativo più laborioso da scrivere, quello più facile, quello che rimpiangi di non aver scritto, ovvero, quello che scriverai?
In verità, mi viene fuori tutto abbastanza facilmente. Perché sono cose che ho dentro, anche se le scopro via via. A volte penso a me come a una macchina-spara-storie. Simenon scriveva un romanzo a settimana. Lo invidio. A me serve più tempo. Spero di migliorare col passare degli anni. Ovviamente, quel che conta è il risultato. Sono piuttosto orgoglioso del mio nuovo romanzo. Rappresenta un punto di arrivo. Non escludo in futuro di virare sul genere noir.
Sbaglierò ma nella struttura narrativa – la gita scolastica – scorgo un intento ‘educativo’. Al sodo: che cos’è per te la letteratura? Una avventura, cosa che deve dare tanto diletto e poco pensiero? E poi: che libro consigli a un ragazzo delle scuole medie, a uno delle superiori, ai tuoi ‘colleghi’ scrittori?
Dici bene, un’avventura. Se c’è un intento educativo, non è mio, appartiene ai personaggi. I quali comunque sono tra loro dissonanti. Del resto si tratta di una scolaresca accompagnata al museo dei viaggi da un professore di storia. Io non ambisco a educare nessuno. Mi guardo bene dal dare consigli perfino ai miei figli. Le parole non sono in grado di educare. Solo l’esempio lo può. Quanto al pensiero, è nelle cose. In un romanzo deve sciogliersi nell’azione, nei personaggi. Consigli di lettura non ne do. Da ragazzino ero appassionato di Stevenson, London e Poe. Da adolescente di Kafka e Orwell. Ora, in cima a tutti metto Musil, Borges e Kundera.
…ma t’interessa poi far parte del ‘salotto buono’ degli scrittori italiani, vincere uno Strega, quella roba lì?
Se vorrei vincere lo Strega? Certamente. Petrocchi, batti un colpo. Il punto è: solo dopo aver conseguito un traguardo importante puoi permetterti di snobbarlo. Prima, il tuo atteggiamento potrebbe essere scambiato per invidia. Quanto ai salotti letterari, qualunque cosa siano, non mi appassionano. Se mi invitano a festival, presentazioni, incontri, vado volentieri. Specie nelle scuole. Sono una persona aperta, all’occorrenza. Ma fondamentalmente resto un solitario.
Domanda allo stratega editoriale: come cambierà il mondo del libro dopo la catastrofe da virus? Nascerà un genere nuovo – il ‘romanzo virale’ –, cambierà il modo di scrivere, resterà tutto come prima, cosa?
Ho rinunciato da tempo a fare previsioni. La professione di mago non mi si addice. A istinto, sono portato a dire che cambierà poco. Personalmente mi terrò lontano da narrazioni ambientate “ai tempi del virus”. Qualcuno dovrà senz’altro occuparsene, ma non sarò io.
Ultima. Il libro che avresti voluto scrivere. Il libro di un italiano vivente che consigli con la mano sul fuoco.
L’isola del tesoro e Viaggio al termine della notte sono i due libri che avrei voluto scrivere. Quanto agli italiani viventi, escludendo i presenti direi un romanzo inedito di Alessandro Gnocchi dal titolo Il martire. O Anatomia di un profeta di Demetrio Paolin. Ma non sono consigli. Solo opinioni.
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tmnotizie · 5 years ago
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SANT’ OMERO – Momento storico in Abruzzo per la presenza di Mark Kostabi, noto pittore, scultore e compositore; nato a Los Angeles nel 1960 da genitori estoni, entrambi musicisti. Cresciuto a Whittier in California, ha studiato disegno, pittura e musica alla California State University, Fullerton. Dal 1982 si è poi stabilito a New York dove ha fondato il  Kostabi World, lo studio di Manhattan.
Dal 1996 Kostabi ha una casa a Roma e adesso ha anche una residenza nella suggestiva Villa Corallo di Sant’Omero (Te).  Mark Kostabi è anche musicista e compositore. Si è esibito sia come solista che con altri artisti tra cui Tony Esposito, Greesi Desiree Langovits, Ornette Coleman, Jerry Marotta, Tony Levin, Mark Egan, Tommy Campell, Paul Kostabi, Gene Pritsker, David Taylor,William Schimmel.
Mark Kostabi vanta orgogliosamente opere in 52 Musei del mondo tra cui Moma, Guggenheim,  Metropolitan Museum of Art, Brooklyn Museum of Art, The National Gallery of Art e The Corcoran Gallery of Art,  Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Groninger Museum,  New Mexico Museum of Art, Museum of Tirana, Art Museum of Estonia.
Dal 1981 espone regolarmente in molte città italiane, a Los Angeles, New York, Philadelphia, Tokyo, Berlino, Chicago, Boston, San Francisco, Miami, Washington D.C., New Orleans, Mosca, e in numerose città dell’Australia, del Giappone, Spagna , Svizzera, Francia, Belgio ed Estonia.
La scrittrice prof.ssa Maria Pia Cappello, nata nel 1958 in provincia di Frosinone, ha scritto diversi libri d’arte e un suo libro è nel database del Moma di New York e nel Museo dell’Ontario (AGO) a Toronto. Ha presentato i libri a Roma, Venezia, Londra, Washington, Toronto.
Grande attesa quindi del suo ultimo libro “Mark Kostabi tra Suono e Solitudine”, anche in edizione inglese “Mark Kostabi between Sound and Solitude”, che sarà presente nel bookshop del Moma. I libri sono editi dalla SarpiArte  Edizioni. La Cappello analizza le opere dell’artista con dei rimandi filosofici, poetici e letterari.
Mai come in questo momento storico, il libro della Cappello è di una attualità unica nel suo genere letterario, artistico, filosofico e sociologico. Infatti, oltre ad identificare l’artista nella melodia di una intera globalizzazione, la scrittrice ribadisce e analizza il concetto della solitudine del nuovo millennio, contrassegnato da materialismo, solitudine e una società click and collect dove le interazioni face-to-face sono state sostituite dagli schermi dei computer e dai cellulari.
Secondo la Cappello quindi Mark Kostabi coglie lo spirito del nostro tempo, è il reporter della nostra società, è l’artista che sarà studiato nei libri di storia dell’arte, è un innovatore nell’ambito artistico per le sue opere che esprimono il subconscio, il simbolismo delle ali, l’introspezione, la meditazione, la potenza della musica, la romantica nostalgia di un mondo con una personalizzata e soggettiva visione globale, l’ottimismo e la speranza di un futuro migliore che si può raggiungere attraverso le note musicali che potrebbero cambiare il cuore degli uomini; in questa società tecnologica sono fondamentali l‘amicizia, la fratellanza e l’amore anche se in alcune opere viene trasmessa la più dolorosa delle solitudini nel momento in cui  in alcuni dipinti due innamorati si abbracciano guardando i loro cellulari.
Nel contempo, le opere di Kostabi hanno fissità delle forme, cromatismo chiaro  e preciso, volumi esatti. La Cappello sottolinea che Mark Kostabi rappresenta uno dei modelli costitutivi dell’arte contemporanea: arte innovativa e personale, metafora della conoscenza, esplorazione dell’invisibile e dell’ignoto che va verso una società troppo tecnologica, autonomia dell’arte e coraggio artistico, collettivo e individuale.
Le pagine della Cappello invitano, a loro volta, a fare viaggiare il lettore tra splendide e suggestive opere di diverse tematiche, città cosmopolite e versi poetici, mondo tecnologico e mondo virtuale, luoghi reali e immaginari, amore e indifferenza, malinconia ed esuberanza, silenzio e suono, allegria e tristezza, conflitti interni e libertà, arte del passato e Postmoderno.
E solo alla fine del libro il lettore capirà uno dei messaggi fondamentali che la Cappello vuole comunicare: Kostabi dipinge con sottile umorismo ed elegante ironia le infinite sfumature e contraddizioni della vita, della società e dell’animo umano ma è fortemente impegnato nella difesa di un mondo più vicino alla natura e ai sentimenti puri e soprattutto di un’arte esegetica che venga afferrata e saggiamente interpretata, raggiungendo il cuore e la mente di tutti gli uomini.
L’intera progettazione dell’evento artistico-culturale è sapientemente svolta dall’abruzzese Gino Natoni: l’organizzatore di eventi culturali, il promotore del bello e del buono, l’innamorato della sua terra, il genius loci, il mecenate, il collezionista. Molti dicono che lui sia il manager, l’agente, il referente; nulla di tutto questo! E’ il collezionista ma soprattutto l’uomo di fiducia e sicuramente l’amico di Mark Kostabi! E anche colui che pensa che Kostabi sia unico come lo è stato Andy Warhol.
La presentazione in anteprima si terrà in Abruzzo, per volontà di  Mark Kostabi perché è una terra cui è molto legato, di cui apprezza le bellezze del territorio, le bontà enogastronomiche e la squisita ospitalità della gente. Appuntamento dunque martedì prossimo 27 agosto alle 19 presso Villa Corallo a Sant’Omero (Te).
L’ingresso è gratuito ma per chi volesse fermarsi a cena con l’artista è necessaria la prenotazione entro il 25 agosto.
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pier-carlo-universe · 19 days ago
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“Le cose non sono come ci appaiono” di Agostino Degas: Un Invito a Guardare Oltre le Apparenze. Recensione di Pier Carlo Lava
Agostino Degas esplora l’importanza di andare oltre il visibile per scoprire la verità nascosta nelle persone e nelle situazioni
Agostino Degas esplora l’importanza di andare oltre il visibile per scoprire la verità nascosta nelle persone e nelle situazioni In “Le cose non sono come ci appaiono”, Agostino Degas ci offre una riflessione profonda su come spesso le apparenze possano ingannare, e su come sia necessario imparare a leggere oltre ciò che vediamo. Con parole poetiche e intense, Degas ci invita a interpretare il…
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pier-carlo-universe · 25 days ago
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Recensione di "Il Ritorno di Ulisse" di Mirella Ester Pennone Masi. Recensione di Alessandria today
Un viaggio poetico tra nostalgia, amore e attesa nella riscoperta di sé
Un viaggio poetico tra nostalgia, amore e attesa nella riscoperta di sé. “Il Ritorno di Ulisse” di Mirella Ester Pennone Masi è una poesia intensa e evocativa che ripercorre il tema classico dell’attesa e del ritorno, ispirandosi al mito di Ulisse e Penelope. Il testo, intriso di malinconia e speranza, esprime la forza di un amore in attesa, paziente e resiliente, che supera le difficoltà e il…
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pier-carlo-universe · 11 days ago
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"Scritti di pensieri che mutano": Carla Magnani Torna con una Raccolta di Racconti Intensi. Recensione di Alessandria today
Un viaggio tra emozioni e riflessioni nelle vite e nei pensieri mutevoli dei personaggi di Carla Magnani, disponibile dall’11 novembre.
Un viaggio tra emozioni e riflessioni nelle vite e nei pensieri mutevoli dei personaggi di Carla Magnani, disponibile dall’11 novembre. Dall’11 novembre 2024, l’autrice Carla Magnani arricchisce il panorama letterario con la sua nuova raccolta di racconti intitolata “Scritti di pensieri che mutano” (Chance Edizioni, Collana #ScritturaSpontanea). Questa opera rappresenta un tuffo nelle profondità…
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pier-carlo-universe · 18 days ago
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"Il Passeggero" di Cormac McCarthy: Un Tuffo nelle Tenebre dell'Anima. Recensione di italianewsmedia.com
Un thriller filosofico che esplora i misteri dell’esistenza e le profondità dell’inconscio
Un thriller filosofico che esplora i misteri dell’esistenza e le profondità dell’inconscio. “Il Passeggero” è l’ultima opera del maestro americano Cormac McCarthy, autore di indimenticabili romanzi come “La strada” e “Non è un paese per vecchi”. Pubblicato da Einaudi il 2 maggio 2023, questo libro rappresenta un’ulteriore esplorazione dell’autore nelle profondità dell’animo umano, attraverso un…
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